DIO È GESTALTISTA!

Leggendo il primo volume del libro Conversazioni con Dio di Neale Donald Walsch ho fatto una scoperta sensazionale, ovvero: “Dio è Gestaltista!”.

Nel libro l’autore si cimenta in quella che secondo lui è una vera e propria conversazione con Dio in cui egli pone le domande e Dio gli fornisce le risposte.

Leggendo il testo, più volte mi è venuta in mente la nostra amata Gestalt, ma vorrei soffermarmi su un concetto in particolare. Nel testo, Dio spiega all’autore come la nostra crescita possa essere ostacolata dal fatto che noi umani diventiamo  chi siamo grazie all’esperienza altrui, grazie alle idee altrui.
Ovvero non ci basiamo su ciò che sentiamo o sulla nostra esperienza, ma su idee e concetti espressi da altri: l’educazione, le istituzioni, la religione, la scuola, il cosiddetto background.
Tutto ciò, secondo il Dio ideale del libro, ha contribuito a creare una forte spaccatura tra ciò che viene definito come “giusto” e ciò che viene definito come “sbagliato”, contribuendo alla crescita di manifestazioni di intolleranza, giudizio e divisione.

Leggendo queste parole ho pensato a ciò che in Gestalt viene chiamato introietto, ed a come nella relazione counselor– cliente si sostenga la persona a “sentire”, non a “pensare”.
Inoltre, si invita il cliente a fare esperienze, perché in Gestalt si dice: “le nuove esperienze curano quelle vecchie.”.

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Gruppo e ritualità

Nell’esperienza della teatroterapia il gruppo costituisce un elemento di fondamentale importanza. È il gruppo a decidere come organizzare il tempo e lo spazio, a seconda delle esigenze di ogni componente. 

Nel teatro, la compagnia costruisce un insieme fisico e psicologico dove ogni ruolo, ogni battuta, ogni movimento deve essere eseguito in totale compenetrazione, affinché lo spettacolo possa realizzarsi. Il ruolo del teatro terapeuta è quello di coordinare gli sforzi del gruppo affinché questo insieme di corpi e anime raggiunga la piena consapevolezza dei propri movimenti e dei propri pensieri. Ed è proprio la consapevolezza il primo passo verso la realizzazione di un grande salto, quello verso la coscienza e lo sviluppo di comportamenti e

Un altro elemento fondamentale della nostra idea di mondo rotondo e la ritualità ovvero una disciplina che Che il gruppo decide di seguire.

sulla messa in scena, ma piuttosto il copione diventa pretesto per avviare un’analisi profonda che ci porti alla conoscenza del nostro essere. Il setting (ovvero lo spazio di lavoro) dovrà essere accogliente, un luogo dove l’individuo si senta protetto e libero di esprimersi; per questo ogni proposta utile alla sua costruzione sarà ben accetta.